A cura di Elisa Chieno per TvSoap.it (riproduzione vietata)
Come ogni dark lady che si rispetti, Patrizia Dietrich è egoista, vendicativa e soprattutto senza scrupoli. Ma cosa ne pensa l’attrice che per due anni le ha dato voce e corpo? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei, Nadine Warmuth, uscita di scena nelle puntate tedesche già da diversi mesi e che in Italia vedremo ancora per poco tempo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Iniziamo parlando del suo ruolo: Patrizia è stata indubbiamente una figura piuttosto controversa, come la descriverebbe?
Più che “controversa”, direi che purtroppo non è molto facile trovarle qualcosa di positivo. Patrizia è stata una donna che ha guardato prima di tutto al proprio interesse, subdola... sicuramente non una persona di cui mi fiderei, ecco!
Come descriverebbe l’evoluzione del suo personaggio nei due anni in cui è apparsa a Tempesta d'amore? Ritiene che Patrizia sia cambiata molto dal suo arrivo al Fürstenhof sino all'uscita di scena?
Senza ombra di dubbio! La Patrizia che arrivò al Fürstenhof ormai qualche anno fa era molto diversa da quella successiva ed è cambiata ancora prima di uscire di scena. A livello personale ha subito una grossa trasformazione: si è indurita, ha lasciato sempre meno spazio alle emozioni. C’è stato però un momento, dopo il suo risveglio dal coma, in cui si è resa conto di quali crudeltà ha commesso ed è così andata in crisi. Peccato che questo momento di pentimento sia durato davvero poco…
Patrizia indubbiamente non è stato un esempio di bontà: com’è interpretare un ruolo così negativo?
Da una parte è estremamente stimolante per un attore: si può andare a fondo e scoprire così tanto, potendosi estraniare molto dalla propria persona. Però c’è anche un aspetto negativo di cui ho iniziato ad accorgermi solo col tempo: se dare vita ad un personaggio malvagio è indubbiamente stimolante, farlo in modo costante ogni giorno per periodi lunghi può diventare col tempo molto duro. Dopo che per due anni per cinque giorni alla settimana mi dovevo immedesimare in Patrizia, arrivavo al weekend con il bisogno di fare qualcosa di buono e sentirmi bene con me stessa. Essendo un’attrice, interpretare una cattiva è ovviamente il mio lavoro ma a lungo andare più diventare non facilissimo da gestire a livello emotivo.
Quanto c’è di Nadine in Patrizia e viceversa?
Spero molto poco! (ride) Forse l’unica cosa che ci unisce è una certa ambizione, ma nulla di più. È anche per questo che – come ho detto - ho trovato il personaggio di Patrizia molto duro da interpretare così a lungo: io sono una persona molto spontanea, che si relaziona alle persone senza calcoli… Patrizia no! Ecco, forse un’altra cosa che potrebbe accomunarci è l’impulsività: Patrizia ha elaborato piani diabolici e complicati con mesi di anticipo, ma poi ha dovuto fare i conti con il proprio temperamento impulsivo e non sempre è riuscita a controllarlo. Ma credo proprio che le somiglianze finiscano qui… per fortuna! (ride)
Torniamo su un aspetto di Patrizia da lei citato: l’ambizione. Indubbiamente Patrizia è una persona che da quando è arrivata ha puntato sempre più in alto, fino a cercare di impossessarsi del Fürstenhof. Eppure avrebbe dato qualunque cosa per conquistare il cuore di Leonard e poi l’abbiamo vista anche rischiare la vita per salvare Niklas quando sono stati entrambi travolti da una frana. Che cos’era dunque più importante per Patrizia: l’amore o il potere?
Avrebbe voluto saperlo anche lei! (ride) Indubbiamente nella stagione con Leonard e Pauline, Patrizia era dilaniata da un dilemma: seguire i suoi perfidi piani oppure lasciarsi andare all’istinto del momento. E proprio il conflitto continuo tra questi due lati del suo carattere l’ha caratterizzata fin dall’inizio: lei ha pianificato ed organizzato intrighi… ma poi è subentrato l’istinto. Per quanto riguarda la sfera affettiva, è venuto fuori tutto il suo squilibrio: Patrizia cercava l’amore come tutti nella vita, ma il suo problema era che lo faceva nel modo sbagliato e per questo motivo non ha mai ottenuto quello che cercava. E proprio il non aver mai vissuto il vero amore l’ha portata a svilupparne una concezione distorta, che con l’affetto ha poco a che fare. Insomma, quello di Patrizia purtroppo è stato un circolo vizioso.
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Al Fürstenhof Patrizia ha scoperto di essere niente meno che la sorellastra della “cattiva” più celebre della serie: Barbara Von Heidenberg. Dopo alcune iniziali divergenze, le due si sono avvicinate molto rimanendo unite anche dopo la fuga di Barbara a San Cortez: come descriverebbe il rapporto che le ha legate?
Ci siamo rese conto ben presto di essere sorelle davvero in tutti i sensi: non solo ci assomigliavamo in modo impressionante esteriormente, ma anche a livello caratteriale. E così, nonostante l’iniziale scetticismo, siamo diventate prestissimo molto molto vicine. Patrizia si è accorta subito di quanto fosse affascinata dalla sorella, sia per una questione di vicinanza caratteriale e sia perché avevano lo stesso vissuto: benché non si fossero mai conosciute prima, avevano la stessa madre, con cui entrambe erano arrivate ad una rottura. Ed è proprio in questo vissuto che si nasconde la chiave di ciò che sono diventate.
Quindi lei non crede che la malvagità abbia a che vedere con qualcosa di genetico, ma che sia principalmente dovuta all’educazione ricevuta?
Sì, credo che sia dovuto principalmente alla storia di una persona. Il fatto che Patrizia e Barbara avessero legami di sangue non è a mio avviso la chiave per spiegare le loro somiglianze, quanto piuttosto il fatto che entrambe hanno avuto un vissuto molto difficile in cui hanno sofferto e che le ha indurite: credo che la chiave sia lì. Penso che in generale ogni persona sia il risultato prima di tutto di ciò che ha vissuto nella propria infanzia: è li che si formano le radici della personalità dell’adulto che verrà. È per questo che credo sia molto importante che i bambini vivano un’infanzia il più serena possibile.
È stata spesso chiamata a vestire i panni della “cattiva”, al di là delle esperienza di Tempesta e di “Alisa, segui il tuo cuore” (dove interpretava la perfida Ellen Burg)?
Io ho avuto una grande fortuna: nel 2009 ad “Alisa” ottenni il ruolo di antagonista, un ruolo molto importante in cui però non sono rimasta “incastrata”. Quando ad inizio carriera si ottengono dei ruoli così importanti si rischia infatti di venire sempre associati a quel tipo di personaggio, mentre io dopo l’esperienza come Ellen ho avuto l’opportunità di interpretare soggetti molto diversi a teatro. Penso sia importantre sperimentarsi in un ruolo e poi in un altro che va in una direzione totalmente opposta. Se penso che ci sono attori che interpretano per dieci anni o più in una serie la figura dell’antagonista, mi rendo conto che io non potrei farlo: per me è fondamentale che si crei una sorta di bilanciamento.
È stata una grande sorpresa per lei quando ha ricevuto la notizia che era stata scelta per il ruolo di antagonista a Tempesta d'amore? Come si è sentita?
Sì e no. Più che una sorpresa è stata una grande gioia. Durante il casting avevo avuto fin da subito un’ottima impressione: ho fatto il provino con Joachim Lӓtsch (André) ed è stato davvero divertente, ma soprattutto sono tornata a casa con una buona sensazione. E due giorni dopo è arrivata la telefonata... per cui sì, più gioia e soddisfazione che sorpresa.
Prima dell’esperienza a Tempesta ha lavorato molto anche a teatro: quali differenze ha riscontrato tra il lavoro sul palcoscenico e quello in televisione? Quale dei due ama di più?
Sì, ho lavorato in teatro a lungo, per ben dieci anni. Si tratta di due lavori molto diversi, che necessitano ciascuno di una tecnica particolare e ti danno sensazioni differenti. Il mio sogno è sempre stato poter unire al lavoro davanti alla cinepresa qualche spettacolo in teatro. Recitare su un palcoscenico è infatti qualcosa di unico: puoi interagire direttamente col pubblico e, soprattutto, vedere le sue reazioni. Inoltre puoi interpretare un ruolo dalla A alla Z, andando a fondo, viverlo davvero. Al contrario, nel lavoro davanti ad una cinepresa il risultato finale viene filtrato… o meglio, non è solo il frutto della pura recitazione dell’attore, ma anche dell’opera di cameramen, editor, addetti al montaggio… e così via. Questo per un attore può rappresentare una difficoltà, ma anche uno stimolo. Io personalmente adoro lavorare con la cinepresa, ma al contempo non rinuncerei mai alle emozioni del teatro. Sono quasi due mestieri diversi: li amo entrambi, ma confrontarli sarebbe impossibile.
Quando ha maturato la decisione di diventare attrice?
Paradossalmente non è facile rispondere. Mia madre dice sempre che è una decisione che ho preso prestissimo… ancor prima che iniziassi a parlare! Io invece ho sempre pensato di aver fatto questa scelta tardi, perché per molto tempo non ho visto la recitazione una potenziale professione: per me era una passione che mi dava tanto, ma non qualcosa da studiare in una scuola e poi svolgere come lavoro della vita.
Ed i suoi genitori come l’hanno presa?
Una delle cose più belle di questa mia scelta di vita è stata proprio la reazione dei miei genitori: quando ho confessato che stavo pensando di iscrivermi ad una scuola di formazione per attori, mia madre ha esclamato “Grazie al cielo! Era ora!”. I miei genitori sono infatti sempre stati convinti fin da quando ero bambina che questa sarebbe stata la mia strada. E in effetti se ci ripenso, fin da quando avevo quattro-cinque anni ogni occasione per me era buona per mettere su una piccola recita. Basti pensare che a Natale insistevo per interpretare io Babbo Natale... Insomma, forse in effetti diventare attrice è sempre stato nel mio destino. E penso che quando si sente dentro questa passione sia un dovere assecondarla, perché non è un dono che viene dato a tutti.
Cosa consiglierebbe ai giovani che sognano di diventare attori?
È difficile dire quale sia davvero il consiglio più importante. Sicuramente è fondamentale che siano disposti a darsi totalmente a questo mestiere, che non dà assicurazioni paragonabili a molte altre professioni. Mi sono resa conto che molto spesso l’immagine che si ha di questa professione è fortemente fuorviante: essere attore significa prima di tutto rinunciare a molto. Chi non lo sa o non lo capisce fino in fondo al momento in cui compie la sua scelta professionale, rischia di ritrovarsi in seguito ad affrontare momenti molto difficili. Quindi sì, penso che questo sia il consiglio più importante: bisogna essere consapevoli che per il proprio lavoro si dovrà rinunciare a molto. E questo non significa solo doversi spostare continuamente di città e dover lavorare in piccoli spettacoli o teatri, ma soprattutto dover fare dei sacrifici in ambito familiare. Quindi è importante chiedersi se si è disposti e se si è in grado di affrontare certe rinunce per la propria passione: se la risposta è “sì”, allora bisogna andare avanti ed abbracciare questo lavoro indipendentemente da tutto e tutti.
Prima di arrivare a Tempesta, aveva già lavorato con alcuni dei colleghi con cui ha poi interagito sul set?
Quando sono arrivata a Sturm der Liebe no, non conoscevo nessuno per via diretta. Nella seconda stagione, poi, è arrivato Jan Hartmann, con cui avevamo a lungo girato insieme in “Alisa”. In quella serie, infatti, eravamo sposati... ed il caso ha voluto che ci siamo sposati di nuovo a Tempesta! (ride)
C’è un collega in particolare con cui ha amato in assoluto di più girare?
A parte Jan, con cui c’è un feeling particolare data la conoscenza di lunga data, direi senza dubbio Christin Balogh, che interpreta Tina. Nonostante i nostri due personaggi non si siano amati molto (per usare un eufemismo), le scene con lei sono sempre state estremamente divertenti da girare!
In generale cosa ha amato particolarmente del suo lavoro a Tempesta d’amore? C’è qualcosa che non si aspettava e l’ha sorpresa in positivo o in negativo?
Indubbiamente la cosa che ho amato di più di Sturm der Liebe è il lavoro giornaliero con i colleghi e… le scenografie! Paradossalmente, nonostante la Baviera sia una regione con paesaggi da sogno, ho amato così tanto recitare in studio da preferirlo alle esterne nei prati o nei boschi. Devo dire che l’affiatamento dei colleghi ed il loro amore per la soap creano un’atmosfera particolare che, unita alla bellezza oggettiva degli ambienti del Fürstenhof ricostruiti alla Bavaria Film, rendono il lavoro in studio davvero gradevole. E ti assicuro che non è una cosa comune: conosco tantissimi colleghi che cercano di evitare di lavorare in serie televisive proprio per poter evitare il lavoro in studio, che spesso per un attore risulta frustrante. Ecco, a Tempesta d'amore è tutto il contrario!
Ha per caso una scenografia preferita?
È una cosa davvero strana… Ho adorato fin dal subito le scenografie esterne con l’ingresso ed il café all’aperto del Fürstenhof, ma poi quando ho cominciato a girare mi sono resa conto di amare recitare nella scenografia d’interno più piccola in assoluto: l’ufficio! E onestamente non so nemmeno io spiegarne bene il motivo. Resta il fatto che è proprio lì che ho girato le più belle scene in assoluto a Tempesta d’amore. Forse per il fatto che l’ambiente è molto piccolo, si finisce per concentrarsi meglio...
C’è una scena che ha preferito in assoluto tra quelle da lei girate a Tempesta?
Devo dire di aver amato tutte le scene girate con Christin Balogh… ovvero Tina Kessler! Il motivo è che lei e Patrizia erano due personaggi che non avrebbero potuto essere più diversi, ma che allo stesso tempo si conoscevano molto bene. Di conseguenzam quando si trovavano l’uno di fronte all’altro, noi attrici potevamo essere assolutamente autentiche. Le scene sono state molto particolari perché hanno oscillato in continuazione tra il dramma e la commedia. Per di più le due non si potevano sopportare tra di loro, il che ha reso tutto ancora più divertente, soprattutto per noi attrici che in realtà andiamo davvero d’accordo nel privato. Insomma, le scene con Christin sono state per me le migliori sia dal punto di vista del risultato finale fruibile dall’esterno sia soprattutto per il divertimento nel girarle.
Lei è una berlinese doc e si è trasferita a Monaco per lavoro: è stato difficile per lei iniziare una nuova vita nella capitale bavarese? Hai riscontrato delle profonde differenze culturali con le due città?
Delle differenze profondissime, direi. Ma per me trasferirmi a Monaco è stato un vero regalo. Io sono nata e cresciuta a Berlino e non avevo mai vissuto davvero in nessun altro luogo. Eppure per qualche motivo ho sempre amato Monaco e pensato “un giorno vorrei trasferirmi lì”. Cosa che un Berlinese farebbe meglio a non dire ad alta voce… (ride)
In che senso?
Beh, diciamo che esiste una inspiegabile innata antipatia che i berlinesi provano nei confronti di Monaco. Cosa che invece non accade al contrario: molto abitanti di Monaco dicono di visitare volentieri Berlino e di trovarvisi a loro agio. Io ho sempre desiderato avere l’opportunità di soggiornare a Monaco a lungo, in modo da poterla vivere davvero, e Tempesta d’amore mi ha dato questa grandissima occasione. Ebbene, devo dire che la realtà è stata più che all’altezza delle aspettative: ho adorato vivere a Monaco e, ad essere sincera, non ho sentito minimamente la mancanza di Berlino. Ho conosciuto invece molti colleghi, come Saša Kekez (Goran Kalkbrenner), che ogni settimana una volta finito di girare prendevano e tornavano a casa a Berlino. Ecco, io non ne ho mai sentito il bisogno… al contrario! Potersi immergere nel fine settimana nella natura spettacolare di Monaco, senza pensare a niente né guardare l’orologio e potersi concentrare solo su se stessi, è qualcosa di impagabile. Insomma, essermi trasferita a Monaco per me è stato un vero regalo.
Molti attori sono alla costante ricerca della notorietà, mentre altri ritengono un’eccessiva popolarità una condanna: lei che opinione ha al riguardo? Ritiene che la fama sia qualcosa di positivo o negativo?
Credo che prima di tutto bisognerebbe porsi la domanda “Che cosa significa essere famosi?”. E questo rimanda a sua volta ad un’altra domanda: “Cosa cercano davvero i giovani che scelgono di diventare attori?”. Molte volte durante i casting mi è capitato di avere la netta sensazione che molti giovani colleghi fossero più interessati a stare al centro dell’attenzione piuttosto che a lavorare su se stessi. Ecco, io trovo questo atteggiamento piuttosto pericoloso. In tutta onestà posso dire di aver sempre lottato per avere una mia sfera privata completamente protetta dagli occhi esterni ed in cui posso essere totalmente me stessa. Per via del lavoro che facciamo, la gente tende a crearsi un’idea di te che non corrisponde però praticamente mai alla realtà: quella persona non sei tu. Anche per questo cerco di proteggere tutto ciò che riguarda me come Nadine nel privato dagli occhi esterni e spero di poterlo continuare a farlo anche in futuro. Detto questo, è ovviamente molto bello vedere la reazione del pubblico al tuo lavoro ed è una grande gratifica venire apprezzati per ciò che si fa. Però, ecco, tutto questo perderebbe ogni valore se non potessi avere una mia vita privata.
Per finire, dove si vede tra dieci anni? Ha un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare?
Il mio sogno è poter continuare a vivere il sogno che già sto vivendo: fare un lavoro che amo e nel frattempo costruirmi una mia famiglia. Questo è tutto ciò che ho sempre sperato di poter vivere ed è tutto ciò di cui ho davvero bisogno.
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