(Foto dell'articolo di Giuseppe D'Anna per Un posto al sole)
Sedici anni di Un posto al sole: quale è il primo ricordo che le viene in mente pensando a questi anni e al suo lavoro?
Sicuramente il primo provino fatto appunto 17 anni fa… fatto con il responsabile di allora del casting, oggi nostro regista, Bruno Nappi. A lui devo molto perché questa esperienza, iniziata da me proprio per una sfida di tipo diverso rispetto alla “normalità” che di solito accompagna il mestiere dell’attore (film, teatro o televisione limitate nel tempo), ancora non mi ha stancato, anzi mi accompagna piacevolmente nel mio quotidiano. A questo proposito mi fa piacere aggiungere che faccio parte di una famiglia bellissima, molto variopinta, e che, e non è retorica, ci vogliamo tutti tanto bene.
Tra tutte le linee narrative del suo personaggio ne ha una preferita?
Sicuramente il lato della commedia, specie quando il personaggio di Renato si interfaccia con Raffaele, o con la ex moglie Giulia, o con lo stesso figlio Niko.
Quando si interpreta per così tanti anni lo stesso personaggio, non c’è il rischio di venire identificati solo con quel ruolo? E come si riesce ad evitarlo?
Non mi preoccupa più di tanto, Renato mi sta simpatico!
Il suo personaggio, Renato Poggi, è un personaggio ‘positivo’ e per questo anche molto amato dal pubblico. C’è qualcosa del suo personaggio che non le piace o che avrebbe cambiato?
Quello che non mi è piaciuto l’ho sempre cambiato. Quello che si vede nelle puntate è ciò che giro con i miei cambiamenti. Ovviamente non tanto rispetto alle storie che sono sempre state di mio gradimento, ma riguardo ai dialoghi delle scene. Ho cercato sempre di renderle più vere e più di Renato.
C’è, invece, qualcosa che l’accomuna a Renato?
In generale siamo profondamente diversi, ma entrambi “buoni” d’animo.
Le capita mai che per strada qualche fan la chiami Renato? E come reagisce?
Molto spesso! Reagisco come in quel momento mi porta il cuore e lo stato d’animo del momento.
Tra i suoi colleghi di UPAS c’è qualcuno con cui ha stretto un rapporto particolare anche al di fuori dal set?
Sicuramente con Germano Bellavia con il quale ho fondato la casa di produzione MaximaFilm. Un progetto tutto napoletano in cui crediamo molto per cercare di sostenere il territorio, gli artisti e le validissime maestranze che abbiamo in Campania. Con questa società, infatti, abbiamo prodotto il nostro primo film Sodoma – L’altra faccia di Gomorra, che sarà nelle sale cinematografiche campane dal 4 aprile.
UPAS nonostante il trascorrere degli anni e la crisi che tocca anche il mondo della tv, continua a essere una certezza. Da cosa crede dipenda l’affetto che il pubblico vi dimostra sempre?
Perché, al contrario magari di lunghe serialità più tipicamente "soap opera", Un posto al sole è più realistica: i personaggi possono essere veramente dei vicini di casa e noi facciamo di tutto, appunto, per renderli semplici e alla portata di tutti.
Se pensa a Un posto al sole, quale è la prima cosa che le viene mente?
Io vivo molto dell’affetto e del bene delle persone con le quali interagisco, quidi, a costo di essere ripetitivo, quando entro in Rai per girare, mi sento a casa mia.
Se non avesse scelto di fare l’attore, cosa avrebbe fatto nella vita?
Avrei tentato di fare il pianista. Ho sempre avuto un pianoforte in casa e il mio cruccio più grande è quello di non aver mai avuto la costanza di studiare.
Crede che per un giovane che voglia intraprendere oggi la strada della recitazione, nel nostro Paese, ci sia ancora speranza?
La speranza c’è sempre. L’importante è l’approccio. Anche qui, lo studio è fondamentale: guai a rincorrere la notorietà immediata televisiva perché ci si brucia… e se questo mestiere non è basato sul sacrificio, sull’amore e sulla dedizione, porta solo a un sogno irrealizzabile.
Sappiamo che, insieme a Bellavia, è produttore della commedia Sodoma, L’altra faccia di Gomorra. Ci può raccontare questo progetto?
Certo, questo progetto è nato dalla mia voglia di fare anche qualcosa di diverso da Un posto al sole. Ho sempre pensato di non dovermi fermare al solo mestiere dell’attore nel campo dello spettacolo.
Mi spiego: invece che cercare anche altri film o altri sceneggiati come attore, ho preferito e preferisco mettermi dietro la macchina da presa. L’organizzazione e l’ideazione di altri progetti mi affascina da sempre. Con Bellavia abbiamo prodotto, più per divertimento che per altro, una puntata pilota per una serie televisiva comica. Dopo averla realizzata, con i protagonisti Corrado Ardone, Ettore Massa e Massimo Peluso, e con la regia di Vincenzo Pirozzi – tutti napoletani doc – ci siamo resi conto che poteva diventare, con gli opportuni aggiustamenti di sceneggiatura (ad opera dell’ottimo Corrado Ardone), un bellissimo film comico e non volgare come spesso si ritrovano ad essere film comici italiani. L’abbiamo realizzato con la partecipazione di tantissimi e bravissimi attori napoletani, tra cui cito Giacomo Rizzo, Lucio Allocca, Nello Mascia, Mario Porfito, Antonio Pennarella, Gianni Ferreri, Antonio Fiorillo, Gianluca Di Gennaro, Maria Bolignano, Ciro Esposito e Vittorio Ciorcalo; e con l’apporto artistico e tecnico del Direttore di Fotografia Giuseppe Cembalo e del Fonico Carlo Licenziato.
Cosa ci dobbiamo aspettare da questo film?
Tante, tante sane risate, che in questo momento di grande crisi possono aiutare a distrarci per un paio d’ore in modo piacevole e non volgare. Questo film è stato premiato tra l’altro all’International Film Festival di New York come miglior film comico e al Festival del Cinema Italiano di Villerupt, in Francia, ha riscosso grandissimo favore e successo di pubblico.
Come è riuscito a destreggiarsi tra questo suo nuovo progetto e l’impegno totalizzante di un set come quello di UPAS?
Una delle ragioni per cui sono in Upas è che la FremantleMedia, società che produce UPAS, e in particolar modo la nostra direttrice di produzione Renata Anzano, capendo che appunto questo lavoro è totalizzante e che ogni tanto si ha bisogno di un po’ d’aria, non solo ci permette, ma cerca di agevolarci in tutti i modi per darci spazio per fare anche altre cose.
Per concludere e salutarci, cosa dobbiamo aspettarci per Renato Poggi nelle prossime puntate di UPAS?
Non lo so minimamente perché non leggo mai i copioni se non un momento prima di girare. Ed è proprio questo che mi aiuta ad essere semplice e immediato come personaggio. Quello che invece aspetta Marzio Honorato è che gli amici ed il pubblico che ama le cose semplici e divertenti vadano in massa al cinema dal 4 aprile a vedere Sodoma, l’altra faccia di Gomorra… non se ne pentiranno! Marzio Honorato non ama dire bugie...
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