Oggi Tv Soap incontra per voi STEFANO MORETTI, un giovane e brillante attore che si è unito al cast di Un posto al sole solo da poco, ma che già si è fatto notare positivamente dal pubblico per la sua interpretazione di un personaggio totalmente fuori dagli schemi: Dj Scheggia!
Vi anticipiamo che questo ruolo avrà molto spazio all'interno delle storie giovani che animeranno la soap nel prossimo futuro e dunque abbiamo pensato di farvi conoscere meglio il suo interprete attraverso una breve intervista. Ecco dunque cosa ci ha raccontato Stefano, che ringraziamo per la sua disponibilità.

Intervista di STEFANO TELESE per TvSoap.it
Stefano Moretti interpreta Scheggia in Un posto al sole. Come è stato il tuo provino per la soap?
Storicamente arrivo sempre ai provini con anticipo bestiale, invece senza volerlo quella volta sono arrivato in Rai a Napoli con cinque minuti di ritardo, di gran corsa. È quello che succede a Scheggia di ritorno da Ibiza. Ho creato inconsciamente la stessa situazione dello stralcio di sceneggiatura che avevo ricevuto. Credo che Maurizio D’Ecclesiis e tutti loro del casting abbiano visto Stefano soltanto dopo, a telecamere spente. Per il resto si era materializzato Scheggia.
Che tipo è DJ Scheggia?
È uno di quei personaggi che sei felice di interpretare perché ti fanno bene. Poco più che ventenne, straripante, irriverente, provocatorio, Scheggia mi regala a ogni ciak un’iniezione di adrenalina.
Quanto è differente Stefano rispetto a Scheggia?
Sui gusti musicali, molto: se incontri Stefano con le cuffie alle orecchie, stai certo che ascolta classica o al massimo Ludovico Einaudi. Però da una vita si diverte a rompere gli schemi proprio come Scheggia, a sovvertire gli ordini costituiti. Non c’entra niente la trasgressione, è più il gusto di scoprire cosa ci può essere oltre le convenzioni, le gerarchie, le abitudini.
Ti piace ciò che è stato scritto per il tuo personaggio?
Moltissimo. Scheggia mostra in ogni contesto una faccia nuova, cambia proprio temperatura e colore. Non posso anticipare molto, ma la spavalderia che mostra di fronte all’autorità di Michele cadrà davanti ad altri personaggi con cui avrà a che fare. Che cosa c’è di più bello per uno che come me cammina sul filo di tante personalità diverse? I miei amici dicono che sembro un condominio troppo affollato, e che non metterò mai pace nell’assemblea degli inquilini finché non riuscirò a ucciderne qualcuno. Io invece me li custodisco tutti, perché sono una risorsa per il mio lavoro.
Hai avuto modo di legare con qualche collega in particolare?
Per ora, ho avuto a che fare più che altro con Alberto Rossi. Con lui dopo i ciak ci vuole sempre una decompressione prima di uscire dalle dinamiche della scena, ma appena buttiamo via le tensioni è un piacere stare insieme. Poi c’è Gabriele Ferrara, che interpreta Leo, il tecnico in radio. Con lui è stata subito amicizia e riusciamo a incontrarci anche fuori dal set. Gli devo tanto: non mi fa sentire solo, quando sono a Napoli.
Puoi raccontarci i tuoi inizi?
A tre anni imitavo, con la gobba e col bastone, il più anziano del paese dove i miei mi portavano in vacanza. A cinque anni mi sono fatto regalare tre burattini: Pulcinella, Arlecchino e Colombina. Il resto lo facevano la fantasia, una sedia come palco, uno strofinaccio da cucina per sipario e la pazienza dei nonni che guardavano gli spettacoli.
Poi dopo il Liceo ho cominciato a frequentare corsi per trasformare la passione in lavoro. Prima teatro, dal contemporaneo al classico, poi sono arrivati gli spot e qualche bel ruolo in corti e mediometraggi di registi giovani quanto me, finché qualcuno ha avuto il coraggio di affidarmi Scheggia.
Cosa ti auguri da questa nuova esperienza?
Il set di Un posto al sole è una scuola dura: devi assumerti la responsabilità di fare rapidamente le scelte giuste. Ma, come ogni grande sfida, ti fa maturare a grandi passi, quindi direi che è un bel regalo!
Ci tengo tanto a fare del mio meglio ogni giorno, a ogni scena. L’impegno e la qualità sono alla base, se vuoi farti notare.
Qual è il tuo più grande sogno nel cassetto?
Anche se lo vedessi realizzato, credo che non ne parlerei mai. È il mio motore: devo tenerlo a riparo!
Progetti futuri?
Uh, infiniti! Sono uno che cento ne pensa e una ne fa! Per il momento, nelle pause tra le riprese, sto lavorando a quattro mani con un collega straordinario all’adattamento di un romanzo americano degli anni Sessanta che voglio portare al più presto in teatro. E poi si lavora quotidianamente alla ricerca di nuove opportunità...
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