E' ormai scattata la corsa alle anticipazioni de Le tre rose di Eva 2, fiction Mediaset di successo che torna sui teleschermi dopo più di un anno di assenza.
Qualche giorno fa vi avevamo parlato della nascita della piccola Eva, primogenita di Aurora Taviani (Anna Safroncik), ed erano sorti dei dubbi - a seguito del matrimonio annunciato con Edoardo Monforte (Luca Capuano) - circa la reale paternità della neonata: sarebbe stato proprio Edoardo il padre o avremmo dovuto attribuire tale "status" ad Alessandro (Roberto Farnesi), unico grande amore della donna?
A questo proposito, il 23 luglio è stata presentata a Roma (tramite una conferenza stampa) la seconda stagione della fiction e quel dubbio che tanto aveva sconvolto i fan pare essere stato sciolto dal plot della stessa, annunciato senza troppo riserbo dal direttore di Fiction Mediaset Antonino Antonucci Ferrara: il padre è Alessandro!
Dal tumblr ufficiale di Anna Safroncik si apprende che l'antefatto della seconda stagione, suddivisa in 14 puntate da 80 minuti ciascuna, partirà dal trasferimento di Aurora e Alessandro nel podere di Primaluce delle Taviani, luogo dove i due giovani hanno deciso di vivere il loro amore lontani dai rancori che avevano avvolto per tanto tempo le loro famiglie. Ed è lì che, come segno di ritrovata armonia, la giovane coppia protagonista darà alla luce Eva, la loro primogenita.
Non sarebbe la fiction che tutto il pubblico ha amato, però, se qualcosa non andasse storto: una sera la bambina scomparirà in circostanze misteriose dando vita ad una serie di intrighi e melodrammi di tipo gotico/horror.
Dal punto di vista produttivo, la serie godrà quest'anno della regia di Raffaele Mertes e di Vincenzo Verdecchi. Massimo del Frate, direttore Drama Department Endemol Italia, ha spiegato inoltre la metodologia con cui sono state intraprese le riprese della fiction: avendo a disposizione 20 settimane per poter girare tutta la vicenda, la produzone si è avvalsa dell'utilizzo di due troupe parallele, in grado di girare contemporaneamente su set diversi. In questo modo, spalmando gli attori su scene diverse, si è potuto economizzare il tempo rendendo più accessibili i tempi di produzione. Dello stesso parere è stato il regista Mertes, che ha spiegato come sia stato difficile "incrementare la qualità risparmiando il tempo".
A cura di Roberto Mallò
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