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Centovetrine: Tv Soap incontra MARIANNA DE MICHELI alla vigilia del suo nuovo spettacolo teatrale!

A cura di Carla per TvSoap.it

Incontriamo Marianna De Micheli in una pausa durante le prove di “Eva Braun coniugata Hitler”, l’avventura teatrale che parte il 4 ottobre.

È un testo scritto da Luciana Grifi, che portiamo in scena dal 4 al 7 ottobre e dall’11 al 14 al Teatro Arcobaleno. Stiamo provando dal 12 settembre e ovviamente ogni giorno porta una novità, un taglio, una modifica nella prima o terza persona da usare per un tratto del testo. Ma è normale: il teatro, a meno che non siano versi, viene sempre tagliato, sconvolto… anche fosse Shakespeare, ci si lavora ex novo, è una materia in continuo divenire. Adesso per esempio c’è una frase che prima finiva con “…la propaganda del Reich” e ora è diventata “…la propaganda” e c’è quel “del Reich” che a me resta sempre lì da aggiungere! (sorride)

Sei tornata al biondo per questa parte.

Sì. È vero che lei era biondo cenere e io sarò un biondo un po’ più forte, ma prima ero proprio scura, color mogano e non c’entrava molto… volevo tornare al biondo per questo ruolo.

La storia di Eva Braun, amante di Hitler morta con lui poche ore dopo il matrimonio nel 1945, è nota. Il tuo spettacolo in che tratto della sua vita si inserisce?

Diciamo subito che il contesto è vero e i fatti storici che cita sono veri, mentre altre cose sono romanzate. L’azione si svolge poche ore prima del matrimonio dentro il bunker, mentre lei si prepara alle nozze… e poi alla morte, e per sopportare questo futuro si inventa tutta una realtà fittizia. Mentre preparavo il personaggio ho visto il film “La caduta” e ho letto il libro di Genna su Hitler, che ha un capitolo dedicato proprio alle sue donne: volevo vedere come hanno rappresentato lei, Eva. E in queste ricostruzioni sembra sempre che ad Eva non freghi niente di morire, viene raccontata come una sorta di “idiota” che non si rende conto della situazione. 

Per affrontare un personaggio un attore deve avvicinarglisi, deve studiarlo ma anche giudicarlo, altrimenti sono solo parole, non c’è un percorso psicologico. Il mio giudizio su Eva Braun è ambivalente e contraddittorio (sorride), un po’ come sono io, come ho spesso affrontato i personaggi e non solo… un po’ come sono le persone.  Sospetto sempre molto delle persone non contraddittorie! (ride)

E quindi Eva è un’”idiota”, sì, ma ha anche una sua purezza e una sua ingenuità molto belle, è molto fanciulla… non posso credere che sapesse cosa aveva combinato davvero Hitler, magari lo intuiva… C’è la figura del padre nella storia che era contrario al rapporto con Hitler perché non era favorevole al nazionalsocialismo, però lei non capiva. Era affascinata dalla figura e non dai contenuti. Probabilmente si rendeva conto di qualcosa per brevi momenti ma era una sensazione troppo grande e rimuoveva subito, sapeva e non sapeva, e alla fine… non si sa. Forse quello che passa questo testo è “Non sapeva. Ma oddio, e se invece…. Subito via!!!”

Nel testo lei, che avrebbe sempre voluto fare l’attrice, la diva di Hollywood, si immagina ciò che accadrà “dopo”: “ora questa cosa finisce, Wolf mi porterà a Hollywood, me l’ha promesso…” e ha tutto un film nella testa, il film della sua vita! Per cui immagina l’attore accanto a sé: “Scusa eh, Wolf, ma per il debutto ci vuole un nome, un Clark Gable, tu non puoi fare l’attore…” e sogna di essere in mezzo al pubblico, gli autografi, i giornalisti… ed è felice, perché non sogna altro (lo dice con un tono che mi porterà inevitabilmente a farle una domanda in merito, dopo). Poi a un certo punto Eva si rende conto che se esce da quella porta (e si salva) e va a Hollywood senza di lui… “senza di te sono niente”.

Per me è interessante vedere come la vita di questa ragazza semplice piccolo borghese si incontra col male. E solo dopo morta con “la storia”. Perché prima nessuno sapeva chi fosse, cosa fosse… alla fine lui pubblicamente l’aveva giusto presa come segretaria, lei era andata a vivere nella villa in montagna, portava le bibite alle riunioni naziste, faceva i filmini con la cinepresa… ma nessuno sapeva davvero chi fosse. Hitler trattava molto meglio il cane, Blondie, di lei! E l’aveva presa come segretaria giusto per evitare lo scandalo e tenerla d’occhio: già si era suicidata Unit Milford in Inghilterra, la nipote pure anni prima s’era uccisa (e ai tempi della nipote lui non era così importante, lo scandalo era stato minore nonostante molti oggi dicano che era stato lui)… siccome già Eva due tentativi di suicidio li aveva fattti – una volta s’era sparata e l’altra aveva preso 35 valium – prima che morisse pure questa e succedesse un casino l’aveva presa vicino con quel ruolo.

Ed Eva a un tratto durante il monologo pensa a come sarebbe stata la sua vita se quel giorno nel negozio del fotografo del Reich non fosse andata: perché loro si incontrano così, lui entra e lei non capisce chi sia… è su una scala a sistemare dei raccoglitori con la gonna a cui aveva accorciato l’orlo, lui le guarda le gambe e parte in quarta. Gli piaceva molto sedurre. E lei non capisce all’inizio, chi è, perché… e nemmeno dopo capisce tutto. Così mentre si prepara al matrimonio pensa “Sarebbe stato tutto diverso: avrei potuto fare il film della mia vita, un film normale,… e tu saresti stato sullo sfondo. Finisce sempre con un matrimonio il film, però diverso. Per me sarebbe stato meglio se fossi stata malata!”
E alla fine Eva se ne va verso la morte... Io mi continuo a chiedere perché non se n’è andata! Aveva la fialetta di cianuro, se la teneva lì, e se spuntavano i russi e la trovavano a quel punto se la mangiava. Ma vattene, provaci! Altri ci hanno provato e ci sono riusciti… ma lei è immersa in questa sua follia, e quindi ama, si sposa e muore.

Com’è nata questa avventura teatrale?

Ho ricevuto un messaggio da Sergio, il regista, una delle ultime settimane di luglio, mentre giravamo Centovetrine. Mi chiedeva “Ma a te andrebbe come spettacolo?”. Ero in macchina e mi sono fermata un attimo e ho pensato “Oddio, e adesso???”. E Ace che era vicino a me ha detto per primo: “Fallo, fallo, è un’ottima cosa!”

Tu ti trovi ad essere diretta da Sergio Basile, che per molti anni è stato anche il tuo compagno: è la prova che si può lavorare insieme dopo una storia importante?

Io amo molto rimanere in buoni rapporti con le persone che ho amato e che ho scelto, perché i motivi di quella scelta rimangono nelle persone. Poi le cose cambiano, si evolvono… però i motivi fondamentali, le cose che ti piacevano, restano. Stare assieme è un’altra cosa: vivere insieme è diverso e non è sempre possibile, ma la stima e l’affetto rimangono, tranne che con poche persone, e sono importanti.

In realtà i miei migliori amici sono i miei ex. Con Sergio la cosa è un po’ più fresca, anche se non siamo più insieme da quasi quattro anni e non c’è stato un rapporto di amicizia (anche perché non credo sia possibile, non accetterebbe, per come è il suo carattere). Siccome però ci sono stima e affetto, e me l’ha proposto lui… ho detto "va bene". E da quando proviamo non ci sono stati problemi, anzi è positivo. Perché quando una storia finisce, a caldo le cose rimangono lì e spesso non c’è occasione di parlarne. Ora invece c’è la possibilità, più a mente fredda, in maniera meno coinvolta. È un po’ terapeutico (sorride) ci sembra quasi di fare uno psicodramma! È positiva. Poi ovviamente dovrò dirlo alla fine.

Tanto lavoro per otto giorni di repliche… Poi pensate di portare lo spettacolo in giro per l’Italia? Moltissimi spettatori e lettori si chiedono se vi avranno nella loro città.

Otto giorni? (sorride) Ma io ho fatto cose altrettanto faticose per UNA serata sola! Portare in giro lo spettacolo… certo, ci piacerebbe. (sorride di nuovo) Ci penseremo dopo il 14 ottobre però!

Mentre dicevi prima quella frase riferita a Eva “lei pensa agli autografi, alla folla, ai giornalisti ed è felice, non sogna altro” la voce era piuttosto ironica, come se tu avessi un’idea…

…diametralmente opposta! (scoppia a ridere). Per me quello è un effetto collaterale del mio lavoro!

Ecco, la sensazione era quella. Però devo dire che a chi ha il privilegio di conoscerti da anni sembra che tu rispetto al’inizio abbia guadagnato un grande equilibrio tra la “Marianna attrice amata, conosciuta e fotografata dal pubblico” e la “Marianna privata che continua a girare in scarponi sul set”. Come hai fatto?

Io non credo di essere così cambiata in questi cinque anni. Sicuramente ho imparato alcune cose, ho trovato degli accorgimenti che sono serviti. E cerco di ignorare determinate cose, per esempio non vado più a guardare tranne rarissimi casi i blog su Centovetrine che mi mettono di un malumore terribile! (per chi si chiedesse se Marianna avesse chiaro chi aveva di fronte: sì, le era chiarissimo, ma lei è la schiettezza personificata e va benissimo così).

Quando ci sono commenti volgari mi danno fastidio, e anche se per la maggior parte sono sul personaggio comunque è fastidioso, perché dietro quella roba lì ci sei tu e non si riesce a mettere un muro totale per non farsi colpire. All’inizio andavo di più a leggere, ora a momenti, ma so che è bene non farlo: io cerco di tenere il lavoro e il personaggio il più lontano possibile dalla mia vita, non ho un buon rapporto col fatto che la gente mi fermi per strada. (si ferma, per spiegare bene la sensazione).

Non è che non sia o non voglia essere gentile: fa parte del mio lavoro ed è giusto così. Ma non è una cosa che mi compiace, non mi fa sentire bene, non è la parte “bella” del mio lavoro. Ovviamente è una cosa diversa per ognuno: c’è chi si esalta, chi è soddisfatto… ed è comprensibile, in fondo è il riconoscimento del fatto che sei stimato. A me invece mette in imbarazzo! Già io quando ci sono più di tre persone non parlo… da ragazzina ero diversa, ma ora non voglio stare al centro dell’attenzione, se parlano di me mi dà fastidio…

E come hai fatto a “far pace” con questa sensazione?

Non credo di avere ora maggiore serenità su questa cosa, forse è semplicemente diventata indolore, non mi turba più di tanto, mi sono abituata. All’inizio era tutto nuovo, inaspettato… uno fa un mestiere per tanti anni e non succede niente. Poi fa una cosa in tv e cambia tutto… e io pensavo “Ma ero la stessa anche prima, non è che… Noto però che la televisione suscita sensazioni diverse dal teatro nelle persone: chi mi incontra per strada ha la sensazione di conoscermi, il che è un po’ strano! Mi succede con tante persone che magari vengono sul set e si aspettano una persona diversa, magari in base alle risposte che ho dato su Facebook… (non rispondo a tutti, a chi mi chiede di Carol non rispondo mai, ma a chi mi chiede un consiglio o racconta delle cose spesso rispondo). E se poi una seconda volta non rispondo più, oppure se con delle persone scambio due parole o vado anche a cena e la seconda volta non lo faccio più… si incazzano. E questa cosa si ripete nel tempo, con persone diverse. E all’inizio mi stupiva. È ovvio che non posso sempre… è ovvio che non siamo amici, l’amicizia è altro. Ma è la conseguenza della televisione: vedono Carol in tv ogni giorno, vedono il racconto delle sue vicende e della sua intimità e pensano di conoscere me… c’è uno sfasamento per cui due parole bastano per far pensare di essere amici. Ma voglio dire… anche sul treno incontri delle persone e racconti loro la tua storia e dici quello che non diresti neppure al tuo migliore amico… e non le vedrai mai più, e non penseranno mai di essere tuoi amici. Invece con il personaggio tv accade e per me è un po’ strano. Però ormai ho capito che succede così, ma con tanti… è una “reazione a stampino”, chi più ti ha amato magari dopo più ti odia. Poi fortunatamente si crea un equilibrio!

E i grandi eventi? Al Fiction Fest sei sembrata sicura di te e padrona della situazione come non mai, di fronte ai fotografi e alla passerella iniziale.

Ma quello è il meno: un sorriso di qua, un eheh di là e passa tutto. Ma per esempio parlare di fronte alla platea, essere lì io, e non il personaggio, sapere che guardano Marianna e non Carol… Finché posto su Youtube dove sono “io” è un’altra cosa, ma così… E poi paradossalmente quando i giornalisti mi fanno domande su Carol mi irrita, invece sulle domande personali non ho problemi. Sono il contrario degli attori normali che vogliono dire tutti sul personaggio e niente su di loro…

(sorride) Mi chiedono “Ma Carol cosa ne pensa, come vive, è innamorata?” Cosa ne pensa… mi scrivono le battute e io le dico! È un personaggio talmente lungo che non può avere una psicologia vera e realistica: in realtà sono tanti personaggi uno in fila all’altro. Quando finisce un periodo cambia, si cerca di mantenere una coerenza di fondo, un colore… ma è quasi sempre impossibile.

La soap non ha davvero memoria, quindi?

Per forza. Altrimenti dire le battute diventa impossibile: stai parlando con qualcuno che ha fatto una mezza cavolata e gli dici “Come hai potuto” in un modo drammaticissimo… e tu hai ucciso otto persone! Con che faccia lo dici? Devi dirti prima “quella era un’altra cosa", questo è un nuovo personaggio per cui riesci a dire “Come hai dato un buffetto” quando tu hai ucciso settanta bambini torturandoli!

Oppure si fa come in Thailandia, con le soap thailandesi che durano una settimana. Poi gli stessi attori e la stessa produzione ne girano un’altra, e ce ne sono tantissime… tutto il pomeriggio è pieno di queste soap da 30-40 minuti. Pensa ad Eva Braun: facciamo la soap di Eva Braun. All’inizio il personaggio è definito molto bene, ha la sua back story che riguarda Hitler, è successo tutto come nello spettacolo… e alla fine togliamo il suicidio. Ma poi deve andare avanti un altro anno, deve fare altro, per forza! E allora le fai magari spalleggiare il regime… ma allora non ha più senso tutto quel che ha fatto prima?

Se una cosa è lunga dodici anni mantenere la coerenza totale non si può. Anche perché sennò certe battute non le puoi dire. (scoppia a ridere). A volte si tenta… quando “è morto Adriano” ho girato le scene con Alpi… ma che cavolo, m’hai fatto impazzire ubriaca, quell’altro rinchiuso in galera, mia figlia contro… ce ne ha fatte di tutti i colori e adesso “amici amici, come mi dispiace, lo stimavo tanto!”. Poi ovviamente è qualcosa che va anche edulcorato dal modo di dire le battute che si crea sempre…

Ricordo per esempio una scena nello studio con Carol che dice “Non ti ho mai tradito…”, lui che alza lo sguardo in maniera molto espressiva e lei che aggiunge “…professionalmente!”

Esatto, lì ci si mette d’accordo. Quando siamo sulla scena si decide come dire determinate battute, si media col personaggio passato. Anche perché o si diventa tutti assassini, o sennò quando un personaggio si evolve “in negativo” e deve relazionarsi con me che sono già stata “dark”… non c’è il contraddittorio! Se tutti gli altri hanno “pregressi” criminali e se li ricordano sparisce il confronto. Ma deve essere così, è una convenzione teatrale: anche sul palco uno dice “Quello non deve sentire!” e l’altro è a un millimetro… è una convenzione, lo sanno gli attori e lo sa il pubblico.

Ma in Un posto al sole non ti sembra che questa coerenza venga salvaguardata di più?

Forse Un posto al sole ha una tradizione di tematiche più vicine alla realtà, più quotidiane… che lo permettono di più.

La tua prima scena in Centovetrine: cosa ne ricordi?

Il 19 settembre 2006, la scena dell’arrivo a Villa Della Rocca in auto con i fratelli Marco e Stefano ad accogliermi. Una scena unica dove dicevo solo “Buonasera”: credo di essermela ripetuta 740 volte nel viaggio in auto e continuavo a non ricordarmela!

Una curiosità: c’è una leggenda che si narra sulla tua back story, ovvero che venne cambiata in occasione del ritorno di Marina. È vero?

Oddio, non me ne ricordo. Certamente quando arrivai io non si sapeva del ritorno della Bergé, e sono sicura che ci fosse fin dall’inizio la fobia dell’acqua… ma non ricordo di grandi stravolgimenti, no. Probabilmente inserirono semplicemente il suo personaggio in una back story che era già più o meno così.

Un’altra curiosità: due anni fa, durante la storia di Ettore e Carol, sembrava che tu e Alpi non trovaste la sinergia ideale sul set, mentre ora le vostre scene sono bellissime. Cos’è cambiato?

Sai che non ci ho mai fatto caso? Ci sono volte in cui ci si rende più conto che una cosa viene bene, e altre meno… ma questa non è una delle situazioni in cui ho avuto quella sensazione. Poi magari ci sono momenti in cui uno è più o meno bravo per motivi che non hanno a che fare con la recitazione o con il collega, magari era così, all’epoca, se voi avete notato questa cosa.

Arriva l'autunno, ritiri fuori dall'armadio un cappotto dell'anno scorso ed esci. Ti metti le mani in tasca e trovi qualcosa che ti fa sorridere. Escludendo i soldi, cos'è?

Qualcosa di quand’ero bambina, direi… anche se lo trovo improbabile in un cappotto dell’anno scorso. Mi piace molto riguardare le cose passate, sono molto nostalgica.

Cesaroni, Don Matteo, Squadra Antimafia o Una Grande famiglia: in quale ti piacerebbe un ruolo? E che ruolo ti piacerebbe?

Qualsiasi, ma datemene una!

Se ti dico William e Kate cosa mi dici? Cosa sai di loro?

(ampio sorriso) Non me ne può fregar di meno!

Sei nel mondo di “451 fahrenheit” e puoi salvare 3 opere teatrali o di letteratura per la nuova generazione imparandole a memoria. Quali scegli?

Per il teatro Shakespeare, Pirandello e Moliere. Per la letteratura più che autori andrei per opere e quindi sicuramente la “Recherche” di Proust, il “Libro dell’inquietudine” di Pessoa e poi anche qualcosa di allegro, sennò… “Tre uomini in barca per non parlar del cane”!

Quando vedremo il look dark? Cambiare il biondo soap che effetto ti ha fatto?

L’ho fatto a inizio giugno, quindi dura un due mesi e qualcosa. Non è immediatamente collegato alla trama, ma può essere inteso come una sorta di segnale, perché in effetti pochissimo tempo dopo Carol cambia…

Ma tu, se Centovetrine ripartisse, che cosa vorresti far vivere a Carol?

(ironica) Ma fare l’innamorata, tanto è più semplice, dici sempre quelle cose lì… No, seriamente: più che la cattiva a me piacerebbe fare una cosa ambigua, sarebbe più interessante. Parto da una premessa: a me non piace tantissimo girare i Cda, le lotte di potere… e quando torni ad essere cattiva torni in quel filone lì. Io vorrei interpretare una cattiveria più umana, non legata al lavoro, più ambigua, più doppia… avere più piani. Che era poi la cosa più intrigante all’inizio: prendere in giro la gente, i “rivali”… far credere che… e invece poi… essere anche buona ma poi rivelare che è tutto falso, fare il sorrisetto al tipo di turno e poi appena quello se ne va uscire col sorriso malefico…

Devo chiederlo, visto che sono tra le mie scene preferite: ma che ti hanno fatto di male i Cda?

Sono girate per campi! (di fronte al mio sguardo lievemente interdetto ma molto curioso spiega) Le girano per fronti, con due telecamere e sono sempre in esterna. Prima siamo tutti seduti da una parte e giriamo tutte le scene che si svolgono da quel lato, poi tutte quelle sull’altro lato, poi i primi piani, poi i totali, poi i mezzi busti, poi le espressioni di quelli che non parlano… lo sfinimento! Poi all’ultimo Cda è successo di tutto: la telecamera che non registrava, io ho fatto la scena migliore della mia vita, non farò mai più una scena bella come quella… e i microfoni erano a zero, sono esterne, capita di tutto!

Qual è il tuo vestito preferito tra quelli di Carol?

I vestiti rossi! Mi piacciono i rossi e i neri.

Se pensassi a dei flash di Carol, a delle scene che ricordi con un sorriso per qualche motivo… a quali penseresti?

Come attrice mi ricordo una scena con “Stefano”, eravamo seduti a Villa Della Rocca a tavola e io gli zompavo sopra, ma in maniera non sicura, ero combattuta… un po’ zompavo e un po’ lo trattavo male.

Con Biagini mi ricordo una scena in cui dovevo stappare una bottiglia ed essere ubriaca… Carol doveva essere ubriaca… e invece mi ubriacai un pochino davvero! Fu divertente farla. Anche la scena da ubriaca alla festa di Lavinia, più recente, fu divertente!

Poi mi ricordo una scena in cui successe una cosa strana… anzi premettiamo: i registi spesso vogliono accorpare le scene, che è una cosa che io invece detesto perché siccome sono tante, tutte appiccicate e relative a momenti diversi, finisce che le studi all’ultimo momento e diventa faticoso… pensi a quello che devi dire e a ricordartelo e ne va a discapito della recitazione. Mi ricordo che in quell’occasione con uno dei registi c’era un po’ di acredine per questo motivo e quel giorno c’erano tre scene lunghissime con Alpi una di seguito all’altra. Il regista è arrivato preparato alla discussione e io gli sono andata incontro dicendo festosa: “Accorpiamole tutte!”, e l’ho steso.

In quel periodo leggevo un libro sul linguaggio del corpo, su come sia facile intuire quando qualcuno mente da certe posture..  interessante per un attore e volendo anche per chi vuole capire se si mente… Così su quella scena ho fatto tutto un lavoro di contrasti tra le cose che dicevo - “Sposami, ti amo moltissimo”, ecc. - e il modo in cui le dicevo, scuotendo la testa, toccando i capelli e il collo, con la voce strozzata o l’occhio sgranato… Tutta una roba sopra le righe che poi è venuta pure male però fu divertente.

E la scena alla Anna Karenina col treno?

La notte più fredda degli ultimi tremila anni nel Canavese!!! C’erano – 8 gradi, una nottata d’inferno, l’abbiamo girata alle 4 di notte. Io avevo un cappottino, mi hanno montato un ventilatore grande così lì davanti e invece del treno quello che arrivava era il quad di uno dei componenti della troupe coi fanali sparati… lui passaca, partiva questo ventilatore e c’erano meno otto gradi. Volevo morire! Buttarmi giù e piangere… all’ultimo ciak mi è partito un pianto misto a un riso isterico, e finalmente hanno dato lo stop!

Un’altra scena freddissima che abbiamo fatto con “mia figlia Serena” (che però non sapevo ancora fosse mia figlia), me la ricordo in un convento vicino Aosta… andavo a parlare con qualcuno… e mi toglievo le scarpe perché non sentivo più i piedi dal freddo!

E della rivelazione a Serena al cimitero sull’essere madre e figlia?

(serissima) C’era un buon catering quella volta! (sorride) Io adoro il cinismo… una delle frasi che si dicono di più in questo ambiente è “Il teatro è… dove si va a cena dopo?”

E la scena sul ponte a Torino, il quasi tentato suicidio?

Ho quasi rischiato di essere investita,  quel giorno! E non solo io, anche Elisabetta Coraini. Dovevamo girare ma non si era fermato il traffico, hanno dato il ciak, noi abbiamo attraversato e peeeeeeeeeeeee! Ci hanno quasi messo sotto!

Ti ricordi l’ultima scena con la Iansiti?

Non mi ricordo la scena in sé ma mi ricordo cos’ho fatto: sono scoppiata in lacrime! E la stessa cosa è successa di recente con l’ultima scena con Sara, mi sono molto affezionata a lei. E anche quando Serena (Iansiti) è tornata per quel periodo e poi è andata via, mi sa che ho pianto di nuovo. È stato molto bello quel periodo e lei è brava, mlto brava. Mi piace come persona e come attrice: non ha una recitazione banale, è fresca, è vera. E poi è una persona carina e simpatica.

Te lo devo chiedere: ma non ti sembra che il lato materno di Carol sia un po’ anomalo? A una figlia ha tolto l’ex marito, l’altra la chiama solo quando si deve sfogare…

È per via delle scene che le scrivono! La parentela c’è perché è servita a raccontare una storia al suo ingresso, ma lei è casualmente mia figlia nel senso che poteva essere un altro personaggio… è tutto funzionale e quando le fanno interagire, se non c’è una storia relativa proprio al rapporto madre-figlia in quel momento, sono quasi sempre scene funzionali, cioè servono a spiegare qualcosa che è successo, o un sentimento, o a far capire che il personaggio è stressato… o non fai una scena ma dici che è successo qualcosa… A meno che non ci sia un filone prettamente loro, le parentele sono dei contorni.

Ok, ma che Carol non abbia nemmeno confortato Serena tutte le volte che è stata rapita…

Hanno rapito Serena? Chi è che l’ha rapita??? (segue mio riassunto dei 4 rapimenti di Serena negli ultimi anni) UH è vero quello con Zeno me lo ricordo, gli altri non li sapevo nemmeno io… visto che non ho girato scene in merito (scoppia a ridere).

Pro e contro dell’essere a Roma in questo momento?

Pro: amo molto questa città, si sta bene, c’è allegria. E poi è pieno di verde, Milano è una tristezza da questo punto di vista. E soprattutto sono felice di tornare al teatro, di fare queste prove… erano sei anni che non facevo prove così lunghe, che non lavoravo sulle intenzioni, sul bell’effetto fino all’ultima riga. È terrorizzante, ma bellissimo.

Contro: il quartiere che conosco poco (il ristorante più vicino ad agosto era a mezzo chilometro e quello “etnico” mi ha fatto una massaman che non c’entrava niente con la massaman) e in cui in un certo senso mi “fa strano” essere ospite… Roma era casa mia, mi sembra strano esserci in questo modo. E soprattutto vorrei andare in vacanza!

Ci hai raccontato i rapporti con le tue figlie “televisive”. Ma con i colleghi maschi com’è andata?

Devo dire che una cosa che mi ha colpito tanto in sei anni è la differenza tra attori e attrici: si dice sempre che tra le donne c’è una competizione sfrenata… ma quando mai? Da noi non è vero, io ho sempre avuto un rapporto fantastico con le mie colleghe, tranne qualche rarissimo caso – UNO. (Vedendo la mia espressione confusa tra due ipotesi specifica) E no, non era la Bergé, che è una persona carinissima con cui non mi sono trovata affatto male. Certo, aveva le sue peculiarità, ma quelle le abbiamo tutti, le conosci e ti regoli di conseguenza. È vero che eravamo lontane mille miglia, l’una l’opposto dell’altra, ma era anche divertente e veniva bene nel recitare assieme! Ci prendevamo in giro a vicenda: lei mi diceva che ero naif, il che è vero, e io la prendevo per il sedere per la manicure, la pedicure, la dieta a zona, le feste… era divertente lavorare assieme.

Mentre con i maschi è tutto diverso! Oddio, non con Luca Capuano con cui eravamo come fratello e sorella, ma gli altri ogni tanto sono proprio primedonne! Si becchettano tra loro, sono sempre lì a ribadire ironicamente chi è il gallo nel pollaio, e non solo tra loro (che ci potrebbe pure stare) ma anche quando recitavano con me che sono una donna… ogni tanto si mettevano in competizione! Ma che senso ha? Poi però la tensione si stempera sempre a San Giusto, c’è chi è più capace e chi meno e tende a mettere un po’ in difficoltà per ribadire che gli uomini sono loro… ma gli uomini sono così in generale, hanno sempre il problema di far capire che sono loro i padroni. (si ferma, poi con un luccichio negli occhi) Fortuna che non sono tutti così!

Ringraziamo Marianna per averci concesso questa lunga e bella intervista. In bocca al lupo per il suo spettacolo teatrale!

© TvSoap.it - Riproduzione vietata

(Pubblicato il 2 ottobre 2012)


 


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